Il seminario che si è tenuto nell’Aula Magna dell’Università di Milano Bicocca lo scorso 28 febbraio è stato il primo dei tre previsti dal progetto Respect Words finanziato dalla Comunità Europea e che vede coinvolti otto paesi europei: Italia, Spagna, Irlanda, Germani,a Austria, Slovenia, Grecia e Ungheria. Radio Popolare è capofila per l’Italia.
Il secondo seminario si terrà il 6 aprile nell’aula 201 della Università Statale in Via Festa del Perdono e che avrà come tema: ”I discorsi d’odio, la loro propagazione i modi per prevenirli e combatterli con norme e sanzioni”.
Per i giornalisti sono previsti 6 crediti formativi (previa prenotazione dalla piattaforma SIGeF)
Il programma del 28 febbraio con i video degli interventi
NO HATE SPEECH IN OUR MEDIA
Martedì 28 febbraio 2017 Aula Magna U6 dell’Università di Milano Bicocca via Bicocca degli Arcimboldi, 8 dalle ore 9,00 alle ore 13,00
“NUMERI E STATISTICHE. COME I MEDIA TRATTANO L’ARGOMENTO MIGRAZIONI E MINORANZE”
Coordina: Danilo De Biasio direttore del Festival dei Diritti Umani
Marcello Maneri, sociologia dei media Università di Milano Bicocca
“I media tradizionali sono ancora una fonte di informazione, ma i social network sono leader del commento. Il linguaggio dei media e dei social si avvicina: nel caso dell’immigrazione l’esigenza dominante è la salvaguardia del benessere della classe media e per farlo si tende a “mostrificare” lo straniero”
Anna Meli animatrice della “Carta di Roma” direttrice comunicazione COSPE
La Carta di Roma è un codice per i giornalisti nato perché i migranti non hanno diritto di parola. Anche le analisi sui media più recenti confermano che il racconto del tema è affidato ai politici.
Marco Pratellesi Condirettore della A.G.I.
“I giornalisti non sono riusciti a portare l’etica della professione nei social network. Per ora le imprese editoriali, ma anche i giornalisti, sono state più attente al numero di click che alla qualità”
Giovanni Ziccardi filosofia del diritto Università degli Studi di Milano
L’odio è diventato comune, non è più confinato alla contesa politica o facilitato dall’anonimato dietro cui si può nascondere nei social network. I grandi player digitali sono statunitensi e il loro approccio sull’hate speech è stato finora permissivo.